Cantori Gregoriani

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"MIHI VIVERE CHRISTUS EST"
Paolo e il mistero di Cristo: un itinerario con il canto gregoriano

"Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù...: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tim.4,1). Così Paolo si rivolge a Timoteo nelle sue ultime "raccomandazioni solenni", anteponendo il valore della proclamazione della Parola alla situazione concreta dell’annuncio.
Un’occasione inopportuna, ossia un contesto extra-liturgico, non annulla la dimensione dell’annuncio se si realizza nell’incontro con la Parola: la Parola supera le situazioni ed il canto gregoriano, "liturgia della Parola", rimane comunque "suono della Parola" anche se privato della sua matrice cultuale.
Il presente programma concentra la propria attenzione sulla meditazione che il canto gregoriano ha riservato ai testi paolini, ai quali ha attinto con una certa parsimonia e con magistrale sapienza. Pur non essendo possibile, attraverso questo singolare percorso, tracciare un quadro completo della straripante ricchezza delle lettere di Paolo, la successione dei brani fa emergere con chiarezza alcuni fra i temi centrali della vita e della predicazione dell’apostolo delle genti, dalla sua conversione (Ant. Saule, Saule) alla conclusione della sua unica e sofferta esperienza di fede (Resp. Bonum certamen).
Ma è l’evento pasquale del Crocefisso-Risorto ad imporsi costantemente come centro assoluto della sua vicenda e del suo pensiero; è proprio nel paradosso della croce, nell’estremo abbandono di Cristo e nella sua resurrezione che Paolo vede il destino di salvezza dell’uomo. La morte e resurrezione di Cristo, mai disgiunte, svelano la verità sull’uomo che è per grazia e per fede innestato nella vita stessa di Dio in Cristo. In lui viviamo (Ant. Mihi vivere), in lui soffriamo e moriamo (In Nos autem gloriari...in cruce), in lui siamo risorti (Co Si consurrexisti), di lui ci siamo rivestiti (Co Omnes qui in Christo) e cibati (Co Hoc corpus).
Il messaggio di Paolo è la conoscenza, anzi, la "sovraconoscenza" di Cristo, intesa non come puro esercizio intellettuale o filosofico, ma esattamente al contrario, come sinonimo di "charitas", ossia di amore (Ant. Maneant in vobis, In Caritas Dei). E chi canta il gregoriano è convinto che gli antichi ed anonimi codici musicali altro non siano se non un’espressione alta e concreta di amore per la Parola.
L’interpretazione fondata su quei codici vuole meditare quei testi allo stesso modo e tende a farsi, il meno indegnamente possibile, risposta intonata.