I VERSETTI DI OFFERTORIO
di Alessandro De Lillo

Fra i canti del proprium missae, gli offertori sono senz’altro quelli più dotati di vivacità ed eterogeneità di forma e struttura. Oggi, nella forma in cui sono pervenuti i canti della messa, sembrerebbe che questo ruolo sia ricoperto dai graduali, per le loro escursioni nell’ambitus e per gli estesi melismi, ma in origine il luogo privilegiato per queste ardite esplorazioni delle possibilità espressive della monodia gregoriana erano gli offertori, con i loro versetti.

I versetti degli offertori iniziano a scomparire dalla documentazione manoscritta già a partire dall’XI secolo, segno evidente di cambiamenti in atto nella liturgia, con la progressiva riduzione della processione offertoriale. Essi tuttavia presentano delle caratteristiche che nessun altro brano possiede: oltre alla dilatazione dell’estensione (si può arrivare anche a un ambitus di quattordicesima) e alla presenza di melismi estremamente sviluppati, vi è spesso anche la reiterazione di singole parole o di sezioni di testo nel corso dello stesso brano.

Qualche esempio servirà a circostanziare meglio quanto detto finora:

1) L’ampiezza dell’estensione. Il primato è detenuto dall’Of. Anima nostra (a pag. 145 dell’Offertoriale Triplex) che nell’antifona parte dal La grave su ‘Anima’ e nel secondo versetto arriva a toccare il Sol acuto su ‘captionem’. Vi sono poi due offertori, Ad te Domine (OT 5) e Laudate Dominum (OT 40) che toccano un’estensione totale di tredicesima; due altri offertori, Super flumina (OT 119) e Dextera Domini (OT 25) che hanno un’estensione totale di docicesima. In casi come questi è ovviamente estremamente problematica la collocazione modale dei brani, a tal punto che alcuni teorici di epoca tardiva avevano elaborato la categoria di tonus plusquamperfectus, mixtus e commixtus per la difficoltà di applicare le regole dell’octoechos.

2) Melismi estesi. Il già citato Of. Super flumina presenta un lungo melisma sulla parola ‘suspendimus’:

Osserviamo anche l’incredibile dilatazione dei melismi nei versetti dell’Of. Iubilate Deo universa terra (OT 69) su ‘labia’

e ‘offeram’:

ma melismi estremamente estesi si trovano, fra gli altri, anche negli offertori Benedicam Dominum (OT 88), Deus enim firmavit (OT 16) e Domine Deus meus (OT173).

3) Ripetizioni testuali. L’esempio più eclatante è costituito dall’Of. Vir erat (OT 122), in cui il testo dell’ultimo versetto recita: Quoniam, quoniam, quoniam non revertur oculus meus e termina con l’espressione ut videat bona, ripetuta per ben sette volte.

Chi desiderasse familiarizzare con il repertorio dei versetti di offertorio, oltre alla citata pubblicazione solesmense, può consultare le versioni dell’Offertoriale restitutum cum versiculis, liberamente accessibili in rete.