LA NOTAZIONE QUADRATA (1)
di Alessandro De Lillo

La notazione quadrata che utilizziamo oggi per trascrivere e cantare le melodie gregoriane è il risultato di una lunga e complessa evoluzione. Dopo la sua elaborazione e la sua comparsa nei manoscritti (in Francia, nel XII secolo), essa venne adottata in maniera pressoché esclusiva nei libri a stampa, sia Graduali che Antifonali.
Probabilmente il più antico libro a stampa che presenta la notazione quadrata è il cosiddetto “Graduale Arosiense”, stampato a Lubecca nel 1493:

 


Come si può vedere il repertorio di simboli grafici utilizzati in questo libro a stampa riproduce esattamente quello dei manoscritti coevi, giacché a un primo sguardo risulta difficile distinguere questa grafia da quella di un manoscritto. Si nota però l’uniformità di tutti i neumi monosonici, e il tetragramma rosso, stampato prima delle note.
A partire da questo libro prese avvio la lunga storia dei libri a stampa di canto gregoriano. Venezia ebbe un ruolo centrale in questa storia, dato che nel XVI secolo essa possedeva il primato indiscusso nella produzione libraria di Graduali e Antifonari a stampa. L’editore principale era Giunta, ma anche Liechtenstein si ritagliò una notevole fetta di mercato, sempre nello stesso secolo.
Il primo Graduale pubblicato da Giunta risale al 1499. Oltre alla tipologia grafica delle note, che divenne una cifra stilistica con molti tentativi di imitazione, questo Graduale presentava una versione melodica ancora priva dei tagli e delle semplificazioni che avvennero nel corso del secolo, in obbedienza alla nuova estetica:

 
Possiamo notare, fra l’altro, che questa edizione presentava ancora l’utilizzo di note “incurvate” (su mandasti, mandata, ecc.) nei contesti liquescenti, sebbene ciò non avvenisse con sistematicità. Questo  caratteristico segno tipografico tenderà a scomparire nel corso del secolo, nelle edizioni successive, come si può osservare, ad esempio, nello stesso brano tratto dal Graduale Giunta del 1572.


 

Si notino anche le variazioni della melodia nella parte iniziale e l’assenza del bemolle che invece era presente nell’edizione del 1499. In tutte queste edizioni osserviamo che è assente il tipico segno dentellato del quilisma che siamo abituati a vedere nella notazione quadrata moderna e che sarà introdotto nei libri a stampa, come vedremo, solo alla fine dell’800.
La tipologia semiografica quadrata si mantenne pressoché inalterata nel corso del XVI secolo, seppure con le varianti stilistiche proprie di ogni stampatore, finché nel 1591 – sempre a Venezia – non comparve un’edizione che presentava un nuovo modello notazionale e proponeva una rivisitazione completa della melodia gregoriana (1. Continua).