LA NOTAZIONE QUADRATA (2)
di Alessandro De Lillo

Nel 1591 fu pubblicato a Venezia, per i tipi di Angelo Gardano, un graduale le cui versioni melodiche erano state curate da illustri musicisti: Andrea Gabrieli, Orazio Vecchi, Ludovico Balbi. Le melodie originali dei brani della messa furono ‘revisionate’, o per meglio dire, mutilate, anche se in maniera meno radicale di quanto avverrà di lì a qualche anno, con la pubblicazione dell’Editio Medicea.

La notazione utilizzata per questo graduale era nuova, ed era basata su un punctum quadrato che costituiva la matrice per ogni neuma. Si trattava, come si vede, di un’estrema semplificazione che avrebbe influenzato senza dubbio anche la modalità di esecuzione dei brani, tendendo dunque alla regolarizzazione del ritmo e a quella che potremmo definire “isocronia”.

Ben più radicali furono le revisioni melodiche della cosiddetta Editio Medicea del Graduale Romanum che venne pubblicata tra il 1614 e il 1615, la cui versione finale fu curata (dopo l’intervento di vari musicisti, tra cui G. P. da Palestrina) da Felice Anerio e Francesco Soriano:

Alla base di questa operazione vi era l’idea di eliminare i ‘barbarismi’ che avevano occultato nel corso degli anni la purezza della melodia, secondo le convinzioni estetiche dell’epoca. Così vennero soppressi i gruppi melismatici, quando insistevano su sillaba atona e vennero effettuati molti altri cambiamenti semplificando in maniera arbitraria tutte le melodie.
Dal punto di vista semiografico, la Medicea utilizzava un modello sostanzialmente in linea con la tradizione della notazione quadrata, in cui l’utilizzo combinato di note quadrate e romboidali permetteva di riprodurre le varie forme neumatiche.

Questi modelli semiografici (quello di Gardano e quello testimoniato dalla Medicea) vennero utilizzati anche nel corso dei due secoli successivi, senza sostanziali cambiamenti; anche le edizioni neo-gallicane, quelle di Guillaume-Gabriel Nivers e le remo-cambrensi si adattarono a tali modelli senza sottoporli a cambiamenti grafici notevoli, se non a quelli dovuti al miglioramento delle tecniche di stampa e alla normale evoluzione stilistica della semiografia musicale.

Ma un reale cambiamento avvenne alla fine dell’800, quando la pubblicazione del Liber Gradualis curato da Joseph Pothier, impose all’attenzione generale e all’esecuzione comune un nuovo e moderno sistema semiografico, lo stesso che utilizziamo ancora oggi (2. Continua).